Il radon è un gas inerte, inodore e incolore, naturalmente radioattivo, pericoloso per la salute umana se inalato. La principale fonte di questo gas risulta essere il terreno, ma si può trovare anche nei materiali da costruzione, specialmente se di origine vulcanica come il tufo o i graniti, dal quale fuoriesce e si disperde nell’ambiente. E’ facile comprendere come l’accumularsi in ambienti chiusi, soprattutto nei locali interrati, possa aumentare la concentrazione del gas e diventare cancerogeno. Si stima che l’esposizione al radon costituisca la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta: ad esso sono attribuiti dal 5 al 20% di tutti i casi, da 1.500 a 5.500 stimati in Italia ogni anno.

 

La Direttiva 2013/59/EURATOM

 

Entro il 6 febbraio 2018 gli Stati membri dell’Unione Europea dovevano attuare le disposizioni necessarie per conformarsi alla “nuova” Direttiva 2013/59/Euratom pubblicata il 17 Gennaio 2014. La Direttiva stabilisce le norme fondamentali di sicurezza relative alla protezione contro i pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni del gas radon abrogando le precedenti direttive.
L’Italia purtroppo non ha ancora recepito la Direttiva ed attualmente si trova in stato di infrazione. Ciò che più preoccupa è che un tema così importante per la salute pubblica non venga trattato con assoluta priorità.

Fra le principali novità della Direttiva 2013/59/Euratom vi sono livelli di riferimento dell’esposizione più restrittivi rispetto ai precedenti livelli di azione indicati.
I valori sono espressi in  Bq/m3 (Becquerel per metro cubo): ad esempio, una concentrazione di 100 Bq/m3 vuol dire che 100 nuclei di radon si stanno trasformando, ogni secondo, in ogni metro cubo di aria, emettendo radiazioni.

 

Ambienti di lavoro: la media annua della concentrazione non deve essere superiore a 300 Bq/ m3 (ad oggi invece il livello di azione è pari a 500 Bq/ m3).

 

Ambienti residenziali: non esiste attualmente una normativa specifica.
Si fa riferimento alla Raccomandazione europea 90/143/Euratom del 21/02/90 che aveva stabilito un livello di 400 Bq/ m3 per gli edifici esistenti e, come parametro di progetto, un livello di 200 Bq/m3 per gli edifici residenziali da costruire.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di non superare mai una concentrazione di 300 Bq/m3 ma alla luce di nuovi studi ha proposto un valore di riferimento di 100 Bq/m3 !

 

Il Piano Nazionale Radon (PNR)


La Direttiva 2013/59 indica che gli Stati membri definiscano un Piano d'azione nazionale che affronti i rischi di lungo termine dovuti alle esposizioni al radon, con il principale obiettivo di ridurre l’impatto sulla popolazione e sui lavoratori, attraverso, ad esempio, l’adozione di misure appropriate per prevenire l’ingresso del radon in nuovi edifici e individuando le zone in cui si prevede che la concentrazione media annuale di radon superi il livello di riferimento nazionale in un numero significativo di edifici. A tale scopo fanno riferimento le indicazioni relative agli interventi atti a ridurre l’ingresso del gas radon negli ambienti confinati tra cui:

 

  • Depressurizzazione del suolo: un pozzetto di raccolta del gas radon, collegato a un piccolo ventilatore sotto la superficie dell'edificio crea una depressione tale da raccogliere il gas, per poi espellerlo in aria ed impedirne l’ingresso nell’edificio;

 

  • Ventilazione: si installano uno o più ventilatori con lo scopo di diluire il radon presente nell’aria, tecnica maggiormente adatta per applicazioni in ambienti di lavoro;

 

  • Ventilazione del vespaio: in presenza di un vespaio, aumentando la ventilazione in quella zona dell’edificio si diluisce il radon presente e di conseguenza il trasferimento del gas all’interno dello stabile;

 

  • Pressurizzazione dell’edificio: si cerca di incrementare la pressione interna dell'edificio, in modo da contrastare la risalita del radon dal suolo, per mezzo di ventilatori;

 

  • Sigillatura delle vie di ingresso: si chiudono tutte le possibili vie di ingresso. La sigillatura può essere parziale in corrispondenza di fessure, giunzioni pavimento-pareti o dei passaggi dei servizi, oppure totale, cioè su tutta la superficie di contatto con il suolo, per la quale si utilizzano materiali impermeabile al radon.