In questo documento troverai alcune indicazioni sui prodotti e sui criteri di scelta in funzione del contesto in cui ci troviamo.


Il comportamento delle radici è una tematica interessante e complessa ma di difficile gestione, perché prevede un approccio che per noi italiani risulta particolarmente ostico: dobbiamo infatti “spendere oggi a fronte di un problema che potremmo avere domani”. Sappiamo che il movimento delle radici è lento e costante per cui se non lo sappiamo gestire riscontreremo il problema anche dopo anni.


Ci sono zone a basso rischio, in cui questo problema non si trova frequentemente, e zone in cui quasi certamente si evidenzia con danni importanti, e questo dipende dal paesaggio che ci circonda, da quanti alberi ad alto fusto ci sono nel circondario oppure da quante infestanti di tipo “alloctono” troviamo in zona. Ci sono per esempio zone del nord Italia e della Toscana che si devono anche preoccupare di un infestante che si chiama Poligono del Giappone il quale buca asfalto e muratura di qualsiasi tipo.  


I danni che le radici possono arrecare sono di vario genere ed insistono soprattutto su:

  • opere in muratura, cemento o altro …;
  • fondamenta;
  • tubatura interrata per irrigazione, allarme e illuminazione ;
  • serbatoi interrati;
  • abitazioni o costruzioni in legno (Poligono del Giappone).


Se ne desume che un qualsiasi materiale di costruzione, se non adeguatamente protetto, rischia l’infilarsi di una radice e i conseguenti danni.


Per progettare correttamente le strutture si rende necessario scegliere tra una moltitudine di soluzioni proposte dal mercato e che promettono di prevenire i danni da radici.


Ok quindi? Come facciamo a capire quale prodotto utilizzare a fronte delle normali promesse che fanno tutti i venditori?


Partiamo dall’inizio. Proviamo ora ad elencare i principali sistemi presenti sul mercato:  

  • Membrane bituminose: possono andare bene su un tetto verde facendo attenzione a che cosa mettiamo sopra di esse; sono stati fatti abbondanti test sul loro utilizzo nel terreno ma si sono evidenziati limiti di durata nel tempo;
  • Membrane polimeriche: PVC, HDPE e altro: vanno bene per impermeabilizzare bacini idrici e per rivestire le discariche, ma la loro tendenza a cristallizzare le rendono poco affidabili;
  • Laminati metallici: il rame, metallo pesante per antonomasia, attraverso un processo di ossidazione che avviene nel terreno, rilascia particelle tossiche per le radici che ne riducono quindi la loro spinta;
  • Barriere cementizie: a causa della loro porosità intrinseca sono molto deboli e poco performanti.


Tutti questi sistemi funzionano evidentemente poco o male, oppure creano danni collaterali.


Non esistono, e qui togliamo dal tavolo di lavoro un grosso equivoco figlio di un approccio “green”, metodi naturali utili per tenere sotto controllo le radici . Bisogna utilizzare prodotti che abbiano il minor impatto possibile nel corso del tempo, e bisogna pensare a prodotti riciclabili non rilascino sostanze dannose nel terreno.


Una corretta progettazione del controllo delle radici avviene scegliendo tra due opzioni:  

  • Protezione radici: avviene quando l’oggetto da proteggere si trova ad oltre due metri di distanza dal primo albero;
  • Guida radici: avviene quando l’oggetto da proteggere è ad una distanza inferiore ai 2 metri.


La protezione delle radici avviene quando lavoriamo su una strada o un vialetto o dobbiamo proteggere tutti i manufatti interrati; la guida invece avviene nella buca di impianto sui cigli delle alberature stradali.


A seguire una breve presentazione sui prodotti per protezione o controllo radici.